domenica, settembre 30, 2007

Independent Day Festival


Con un bel pò di ritardo, riporto qualche commento sui concerti del 2 settembre.

Occasione più unica che rara per vedere Tool e Nine Inch Nails sullo stesso palco, assolutamente da non perdere. Peccato per l'assenza dei Peeping Tom di Mike Patton, che rende il pomeriggio assolutamente privo di gruppi interessanti, eccezion fatta per i tanto osannati Trail of Dead che, seppur carini, non mi appassionano quasi per nulla. Attendiamo così l'arrivo di Maynard e soci che, dopo lo strepitoso concerto di Novembre a Firenze, si limitano ad una performance di 75 minuti, con un solo pezzo mai eseguito in Italia nello scorso tour (Flood). Il gruppo è in gran forma e suona bene (nonostante qualche errore di Adam), Maynard canta alla grande (anche il finale di Vicarious), peccato che in certi frangenti il volume della sua voce fosse leggermente basso (soprattutto nella seconda parte del concerto). Per il resto suoni davvero ottimi, con un impatto mostruoso, grandioso l'attacco con Jambi (mai sentito suoni così perfetti al primo pezzo in un festival), così come 46&2 (stupenda) e Stinkfist. Rosetta Stoned invece mi ha annoiato (a Firenze mi era piaciuta decisamente di più), anche perchè la ritengo una canzone decisamente inferiore alle altre in scaletta. ..comunque gran concerto, con bellissimi effetti luce-video. Evitabile il momento "percussivo" su Lateralus, con i due dei Trail of Dead che all'inizio soprattutto non sapevano che fare. Per il resto una grande prova, molto tirata e fisica, della band di Los Angeles...

I Nine Inch Nails partono con poca energia (anche per la scelta, personalmente sbagliata, di iniziare con i pezzi più orecchiabili del nuovo album). I suoni mal bilanciati (pochissima chitarra) penalizzano l'attacco della band (March of the Pigs davvero deludente rispetto al concerto di Aprile a Milano). Poi il gruppo si riprende alla grande e, nonostante una scaletta altalenante, riesce a coinvolgere il pubblico, grazie anche all' ottima la voce di Trent!Me, I'm Not e The Great Destroyer si dimostrano davvero energiche e travolgenti, così come i vari pezzi vecchi, ma l'apice viene raggiunto con Hurt e con il silenzio surreale del pubblico, intento ad assaporare una canzone immortale. Molti dei presenti escono in lacrime. Direi che questo basta per far capire l'emotività del momento. L'atmosfera magica è sicuramente amplificata da effetti luce davvero spettacolari, con una griglia davanti ai musicisti sulla quale venivano proiettati sintetici disegni luminosi, pixel dal calore naturale, come fiocchi di neve ma anche come devastanti disturbi di desintonizzazione televisiva......

Due grandi band, magari non perfette per un festival, ma eccezionali l'una dopo l'altra.

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