
Unica data italiana, dopo sette anni dall'ultima apparizione nel nostro paese.
Biglietti volatilizzati in pochissimo tempo. Alcatraz strapieno. C'è l'atmosfera del grande evento. Così sarà.
Mr. Selfdestruct. Pogo, sudore, spintoni, qualche calcio. I suoni sono equalizzati malissimo ma la batteria di Freese e la voce di Reznor bastano per trascinare, spingere, far volare in aria. Il delirio non si placa, Terrible Lie e March of the Pigs non rallentano certamente la tensione del pubblico, e l'incredibile energia della band trascina come un vortice. Fino alle note di Frail, quel piano sommesso che introduce The Wretched, massimo punto emotivo della serata insieme all'epocale Hurt, vera e propria poesia. I suoni sono diventati all'altezza dell'incredibile band che sprigiona energia e malinconia, calore elettrico e freddezza elettronica, ritmi e atmosfere. La voce non si spezza mai, l'entusiasmo del pubblico neanche. Qualche pezzo recente decisamente al di sotto del resto, ma capolavori come Closer o Heresy, scuotono davvero mente e corpo.
Memorabile.
Memorabile.
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