
Prolissi, autoindulgenti, perennemente eccessivi ed esagerati. Come un trip acido ogni sensazione viene amplificata all’estremo, oltre ogni limite consentito dalla norma. Tempeste di suoni, ora velocissimi e iperenergici, ora soffici e ipnotici, in certi frangenti trascinanti e ballabili, in altri annichilenti e spossanti. Un concerto come quello dei Mars Volta è un’esperienza rara nel 2008, e fa piacere trovarsi immersi in questa foresta di note, assaporando la genuinità e il fanciullesco desiderio di suonare, divertendosi. Anarchia, per certi versi. Quando la band rientra tra i binari (si fa per dire) c’è un’energia devastante che straripa, e presto ci sommerge completamente, facendoci perdere la cognizione spazio temporale grazie a continue dilatazioni e variazioni. Quasi tre ore di musica, non perfetta e sconvolgente come nel 2005, con suoni non all’altezza delle qualità del gruppo, con un nuovo batterista più pesante e forse un po’ meno carico di groove, però tre ore da tramandare. Perché in pochi hanno il coraggio di divertirsi a suonare, in completa libertà, riuscendo a trasmettere questa energia positiva al pubblico. Applausi
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