martedì, ottobre 28, 2008

The Mars Volta - De-Loused in the Comatorium


De-Loused in the Comatorium è una droga. Pesante, ovviamente. Uno sconvolgente trip avvolto su se stesso, una continua esplosione di effetti speciali, una cavalcata sul dorso di un serpente velenoso. Non poteva essere altrimenti. Cedric Bixler Zavala e Omar Rodriguez Lopez, dopo aver messo la parola fine ad un promettente giocattolo chiamato At the Drive In, che con Relationship of Command si era dimostrato una delle band di hardcore sperimentale più interessanti degli ultimi anni, cambiano completamente rotta. L’energia rimane immutata, ma è convogliata lungo spirali strumentali, vocalizzi che si arrampicano su ritmi spezzati, frammenti di psichedelica impazzita. Genio e sregolatezza. Questa è l’anima dei The Mars Volta. Melodie orecchiabili dal sapore malinconicamente latino, mentre infuria una battaglia strumentale tra accelerazioni vorticose e sospensioni psichedeliche modernissime, ma dal sapore retrò. Spontaneità viscerale ma anche studio maniacale di ogni frammento. Per seguire questa strada tortuosa la band si ispira ai grandi funamboli della storia. Tra le note di De-Loused in the Comatorium scivolano chiaramente gli Yes in acido e i King Crimson di Red e Larks’ Tongues in Aspic morsi da una tarantola velenosa. Niente di particolarmente nuovo quindi, ma l’energia che la band multietnica riesce ad esprimere (grazie al retroterra hardcore) e la freschezza di certe melodie (grazie alla continua voglia di mischiare generi ed influenze) è davvero unica. E’ da sottolineare anche la loro capacità di accogliere, integrare e sfruttare a pieno la partecipazione di John Frusciante e Flea – rispettivamente chitarrista e bassista dei Red Hot Chili Peppers, una delle band ormai più spiccatamente mainstream del panorama musicale degli ultimi anni. Il viaggio narra un drammatico cammino tra la vita e la morte, un percorso onirico di una persona in coma, continuamente a contatto con personaggi fantastici di un mondo fiabesco, rappresentazioni di se stesso, delle sue opere d’arte e di chi, in vita, gli è stato vicino. Un bad trip allucinogeno, viscido, pieno di flash abbaglianti, urla, risate, rumori… frastuono, silenzio, frastuono. Un delirio dal quale il protagonista si risveglierà, per decidere di gettarsi comunque tra le braccia della morte. Una storia basata sul suicidio di un amico dei due leader del gruppo, un drammatico racconto colorato da macchie di follia e delirio,su uno sfondo di dolore e disillusione. Dopo una breve intro, Inertiatic ESP è la prima stanza di questo castello intricato. L’entrata è energica, veloce, sfrenata, ma al tempo stesso molto melodica, e con un tocco psichedelico che inacidisce l’atmosfera. Le caratteristiche del “suono Mars Volta” sono presenti nella loro interezza, ma siamo solo all’inizio. Non siamo ancora decollati, questo è solo un breve antipasto. Il trip inizia pian piano a fare effetto, e mentre svaniscono gli echi dei Muse impazziti, una nuova esplosione elettrica ci introduce in Roulette Dares (The Haunt Of), caratterizzata da repentini cambi di dinamica, assolutamente fluidi nonostante la frammentarietà delle diverse parti. La capacità dei The Mars Volta di creare climax energici è spaventosa, sembra che ogni nota sia studiata al millimetro per preparare alle inevitabili scariche di adrenalina. Il tutto senza andare minimamente a discapito della spontaneità, vera e propria marcia in più della band. Serpenti velenosi che si avvolgono sempre più stretti, ipnotizzati dai suoni psichedelici ricchi di echi, per poi scaricare la loro forza in convulsioni epilettiche, irrefrenabili. E non dimentichiamo le melodie assolutamente magiche dipinte dai vocalizzi di Cedric, cristallini e potenti (a differenza del passato, quando erano volutamente sporchi e imprecisi, sguaiati e rabbiosi). Poche note, ognuna al suo posto, verrebbe da dire. E invece ci troviamo di fronte ad un fiume di note in piena, ma ogni goccia ci scivola addosso con incredibile naturalezza, e ci colpisce profondamente per la sua elevatissima capacità espressiva. Sarebbe davvero limitante parlare di ogni singola traccia, dato che ci troviamo di fronte ad un lavoro fluido, scorrevole, letteralmente inscindibile, senza un attimo di calo, perfetto dalla prima all’ultima nota, che brilla sia nei momenti romantici e melodici sia in quelli sfrenati e ipercinetici (Eriatarka ne è un ottimo esempio, alternando entrambe le anime dei Mars Volta con un sapiente utilizzo delle dinamiche e della struttura compositiva della canzone). Un disco ricco tanto di psichedelica quanto di rock progressivo, il tutto riletto nell’ottica di un Quentin Tarantino in preda ad allucinazioni. Potrei citare Cicatriz ESP, che con i suoi 12 minuti abbondanti si dimostra una perfetta sintesi del disco, alternando melodie coinvolgenti e immediate ad arrangiamenti complessi, pause ed esplosioni, rallentamenti e accelerazioni, sospensioni liquide e intrecci convulsi. Oppure dedicarmi alla descrizione della bellissima ballata Televators, oppure ancora alla chiusura “elettronico-frippiana” del disco (Take the Veil Cerpin Taxt), caratterizzata da un assolo di chitarra letteralmente lisergico. Ma questa non è musica da descrivere: è musica da ascoltare con l’anima, lasciandosi trasportare dal ritmo e dalla melodia. De-Loused in the Comatorium è una droga. Attraversa il cervello da un’emisfero all’altro. …e provoca dipendenza!

Nessun commento: