Ed Wynne e la sua strana famiglia sembrano provenire da un universo parallelo, ricco di colori brillanti e dall’atmosfera gioiosa. I quattro raccontano il loro mondo attraverso ritmi elettronici ipnotici, suoni subacquei e al contempo spaziali, tappeti di tastiera stranianti e psichedelici, una sezione ritmica compatta e precisa, sempre in movimento, e una chitarra laccatissima che dona brillantezza alle immagini evocate. La loro psichedelia è straniante ma sempre luminosa e ironica. La musica si espande e si gonfia come bolle di sapone, per poi esplodere in mille schizzi colorati, difficili da contenere. La batteria è lo scheletro che dona regolarità al flusso strumentale prodotto dalla band, che per quasi due ore e mezzo ipnotizza il pubblico del Viper di Firenze. L’ipnosi è trascinante, ricca di energia, e parte del pubblico si lascia trasportare dal ritmo e inizia a ballare. Il gruppo dal vivo suona più potente e rumoroso che su disco, in certi momenti si affaccia perfino verso il metal progressivo, grazie ai riff rocciosi e ai suoni ipercompressi del chitarra di Ed Wynne. I volumi sono elevatissimi (forse troppo), e contribuiscono ad amplificare l’effetto del bombardamento surreale della musica. Per metà concerto le alte frequenze raggiungono dei picchi talvolta fastidiosi, inconveniente che però pian piano verrà risolto. La chitarra si arrampica in virtuose scale orientali, e la compressione elevatissima, unita alle frequenze alte, dona una limpidezza accecante all’immaginario evocato dalla musica del gruppo, che suona acida senza mai sfociare nell’inquietante. Sembra di essere immersi in un mondo subacqueo, dove strane e divertenti creature nuotano velocissime, per poi trasformarsi in assurdi esseri volanti, sospesi nell’infinito. Forse pacchiani ed eccessivi, ma sicuramente evocativi, trascinanti e divertenti, gli Ozric Tentacles si confermano, dopo tanti anni di attività e tanti cambi di formazione, un gruppo che dal vivo è in grado di sprigionare un’energia positiva, colorata e allucinogena come poche altre band. Un’allegra famigliola in acido che, come dimostra la durata del concerto di Firenze, non ha nessuna intenzione di interrompere il trip.
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venerdì, novembre 26, 2010
Concerto Ozric Tentacles
Ed Wynne e la sua strana famiglia sembrano provenire da un universo parallelo, ricco di colori brillanti e dall’atmosfera gioiosa. I quattro raccontano il loro mondo attraverso ritmi elettronici ipnotici, suoni subacquei e al contempo spaziali, tappeti di tastiera stranianti e psichedelici, una sezione ritmica compatta e precisa, sempre in movimento, e una chitarra laccatissima che dona brillantezza alle immagini evocate. La loro psichedelia è straniante ma sempre luminosa e ironica. La musica si espande e si gonfia come bolle di sapone, per poi esplodere in mille schizzi colorati, difficili da contenere. La batteria è lo scheletro che dona regolarità al flusso strumentale prodotto dalla band, che per quasi due ore e mezzo ipnotizza il pubblico del Viper di Firenze. L’ipnosi è trascinante, ricca di energia, e parte del pubblico si lascia trasportare dal ritmo e inizia a ballare. Il gruppo dal vivo suona più potente e rumoroso che su disco, in certi momenti si affaccia perfino verso il metal progressivo, grazie ai riff rocciosi e ai suoni ipercompressi del chitarra di Ed Wynne. I volumi sono elevatissimi (forse troppo), e contribuiscono ad amplificare l’effetto del bombardamento surreale della musica. Per metà concerto le alte frequenze raggiungono dei picchi talvolta fastidiosi, inconveniente che però pian piano verrà risolto. La chitarra si arrampica in virtuose scale orientali, e la compressione elevatissima, unita alle frequenze alte, dona una limpidezza accecante all’immaginario evocato dalla musica del gruppo, che suona acida senza mai sfociare nell’inquietante. Sembra di essere immersi in un mondo subacqueo, dove strane e divertenti creature nuotano velocissime, per poi trasformarsi in assurdi esseri volanti, sospesi nell’infinito. Forse pacchiani ed eccessivi, ma sicuramente evocativi, trascinanti e divertenti, gli Ozric Tentacles si confermano, dopo tanti anni di attività e tanti cambi di formazione, un gruppo che dal vivo è in grado di sprigionare un’energia positiva, colorata e allucinogena come poche altre band. Un’allegra famigliola in acido che, come dimostra la durata del concerto di Firenze, non ha nessuna intenzione di interrompere il trip.
Concerto Porcupine Tree + Anathema
Nella splendida cornice di Piazza Duomo, a Pistoia, gli Anathema mostrano come il punto di forza si trovi nell’intensità emotiva e nel trasporto passionale. Romantici e delicatamente malinconici, convincono anche con i brani dell’ultimo disco, più solare e carico di speranza. Anche Angels walk Among Us assume una nuova energia, abbandonando il sapore esageratamente zuccheroso che talvolta colora l’ultimo album. I suoni sono i grandi nemici della band, che soprattutto nella sperimentale Closer, non riesce a mettere a fuoco la proposta, che risulta invece di folgorante bellezza in A Simple Mistake e Flying, vere e proprie perle del concerto, emotivamente coinvolgenti così come la splendida Universal . Chiude le danze la classica e trascinante Fragile Dreams.
I Porcupine Tree sono precisi e professionali, con suoni curati al millimetro (nonostante qualche inevitabile sbavatura, tipica dei festival) e proiezioni allucinate ad amplificare l’effetto della musica. La scaletta è incentrata sull’ultimo concept album, e risulta quasi una rivisitazione di quella proposta nell’ultimo tour. Brani rocciosi e poderosi (Bonnie the Cat) si alternano a momenti romantici e malinconici, quasi soffusi (Kneel and Disconnect). Time Flies, è un vortice di emozioni, soprattutto nell’assolo centrale. Blackest Eyes, con la sua carica d’adrenalina, ed Hatesong, impreziosita da assoli mai banali, risultano adattissime al contesto di un festival, senza per questo mai sacrificare l’atmosfera tanto cara alla band, che con Dark Matter dipinge un quadro chiaro-scuro, dal sapore misterioso, che perfettamente si sposa con la splendida Piazza Duomo. Anesthetize (eseguita solo in parte, in abbinamento alla pinkfloydiana Russia on Ice) è il pezzo più trascinante di un concerto riuscitissimo, che si conclude sulle note della classica Trains.
I Porcupine Tree sono precisi e professionali, con suoni curati al millimetro (nonostante qualche inevitabile sbavatura, tipica dei festival) e proiezioni allucinate ad amplificare l’effetto della musica. La scaletta è incentrata sull’ultimo concept album, e risulta quasi una rivisitazione di quella proposta nell’ultimo tour. Brani rocciosi e poderosi (Bonnie the Cat) si alternano a momenti romantici e malinconici, quasi soffusi (Kneel and Disconnect). Time Flies, è un vortice di emozioni, soprattutto nell’assolo centrale. Blackest Eyes, con la sua carica d’adrenalina, ed Hatesong, impreziosita da assoli mai banali, risultano adattissime al contesto di un festival, senza per questo mai sacrificare l’atmosfera tanto cara alla band, che con Dark Matter dipinge un quadro chiaro-scuro, dal sapore misterioso, che perfettamente si sposa con la splendida Piazza Duomo. Anesthetize (eseguita solo in parte, in abbinamento alla pinkfloydiana Russia on Ice) è il pezzo più trascinante di un concerto riuscitissimo, che si conclude sulle note della classica Trains.
giovedì, maggio 20, 2010
The Beginning and the End
Una delle migliori band degli ultimi 10 anni si è sciolta.
Partiti (come molti) dall'insegnamento dei Neurosis, sono poi stati capaci di tracciare una strada personale, rendendo il post hardcore fangoso meno sporco e spigoloso, più melodico, liquido, psichedelico. Una carriera esemplare, caratterizzata da grandi dischi e da nessuna caduta. All'interno spiccano due dischi meravigliosi (Oceanic e Panopticon), giustamente presi come esempio da molte band successive, per la ricchezza di idee e l'elevatissima capacità di creare atmosfere e melodie uniche, senza perdere in immediatezza e impatto. Quel genere di dischi che non mi vergogno a definire Capolavori. Panopticon mi ha aperto la mente e rimane tutt'ora, a sei anni di distanza dal primo ascolto, uno dei miei album preferiti in assoluto. Difficile dimenticare poi i tre concerti ai quali ho assistito, e che hanno confermato il valore di una band che ha avuto il coraggio di andarsene nel momento più opportuno, con grande stile e senza mai perdere credibilità.
Grazie di tutto, Isis!
Partiti (come molti) dall'insegnamento dei Neurosis, sono poi stati capaci di tracciare una strada personale, rendendo il post hardcore fangoso meno sporco e spigoloso, più melodico, liquido, psichedelico. Una carriera esemplare, caratterizzata da grandi dischi e da nessuna caduta. All'interno spiccano due dischi meravigliosi (Oceanic e Panopticon), giustamente presi come esempio da molte band successive, per la ricchezza di idee e l'elevatissima capacità di creare atmosfere e melodie uniche, senza perdere in immediatezza e impatto. Quel genere di dischi che non mi vergogno a definire Capolavori. Panopticon mi ha aperto la mente e rimane tutt'ora, a sei anni di distanza dal primo ascolto, uno dei miei album preferiti in assoluto. Difficile dimenticare poi i tre concerti ai quali ho assistito, e che hanno confermato il valore di una band che ha avuto il coraggio di andarsene nel momento più opportuno, con grande stile e senza mai perdere credibilità.
Grazie di tutto, Isis!
domenica, maggio 02, 2010
Playlist Aprile

2. Ozric Tentacles - Erpland
3. Alan Sorrenti - Aria
4. Brian Eno - Apollo: Atmospheres & Soundtracks
5. Megadeth - Rust in Peace
6. Nevermore - Dead Heart in a Dead World
7. Osanna - L'uomo
8. Tangerine Dream - Zeit
9. Nevermore - This Godless Endeavor
10. Marillion - Marbles
Altri:
Gong - Angel's Egg (Radio Gnome Invisible Part II)
Osanna - Palepoli
Pink Floyd - Animals
Porcupine Tree - Up the Downstair
Tangerine Dream - Alpha Centauri
domenica, aprile 04, 2010
Playlist Marzo

1. Porcupine Tree - Lightbulb Sun
2. Nevermore - Nevermore
3. Brian Eno - Music for Films
4. Nevermore - The Politics of Ecstasy
5. King Crimson - Lizard
6. Anathema - A Natural Disaster
7. The Mars Volta - The Bedlam in Goliath
8. Porcupine Tree - Up the Downstair
9. Marillion - Marbles
10. Alan Sorrenti - Aria
Altri:
The Mars Volta - De-loused in the Comatorium
Nick Drake - Pink Moon
King Crimson - Red
Nevermore - This Godless Endeavor
The Mars Volta - Frances the Mute
Concerto Katatonia

Dopo qualche anno (5 mi pare) riesco a rivedere i Katatonia. Nel tour di Viva Emptiness mi piacquero moltissimo, e la prova vocale di Renkse fu piuttosto buona, sfatando ogni leggenda che parlava di prestazioni ai limiti dell'imbarazzante. Questa volta invece i cedimenti sono stati evidenti, anche se in definitiva posso ritenermi soddisfatto.
Arrivo al Rock Planet di Pinarella poco prima dell'inizio degli Swallow the Sun, cloni dei Katatonia, ma comunque interessanti e con un cantante con una bella voce. Un buon antipasto.
I Katatonia attaccano con Forsaker ed è orrore. Suoni terribili (basso inesistente, voci troppo troppo alte, batteria con suoni tipo bidoni della spazzatura) e soprattutto Renkse che stona in maniera imbarazzante, ma davvero inascoltabile. Dalle prime file arretro per avvicinarmi al mixer. Leggermente più ascoltabili ma la sensazione è sempre molto negativa. Finisce il primo brano, tiro un sospiro di sollievo. Dal secondo in poi Renkse riacquista le corde vocali e, pur senza strafare, canta bene per il resto del concerto. Qualche cedimento qua e là, ma in generale la sua prova risulta convincente. I suoni migliorano e dalla terza-quarta canzone i risultati sono piuttosto buoni. La band è compatta e ha un gran tiro, il batterista è un macigno, il risultato è buono, nonostante qualche coro di Nystrom sia zoppicante. Con il procedere del concerto (un'oretta e mezzo) le cose migliorano sempre di più, e raggiungono picchi notevoli in brani come July, Tonight's Music (assolutamente da lacrime), The Longest Year, Evidence. In definitiva un buon concerto, con alcuni picchi notevoli, peccato per l'inizio davvero fuori fuoco, sia per i suoni che per la prova vocale (ripeto: imbarazzante, mai sentito stonature così madornali!). I nuovi membri del gruppo non sbagliano un colpo e si dimostrano all'altezza, le canzoni del nuovo, straordinario, disco, sono un caleidoscopio di emozioni, e l'energia sprigionata dalla band per tutta la durata del concerto è trascinante. In definitiva un concerto molto buono, anche se a tratti un pò altalenante.
Arrivo al Rock Planet di Pinarella poco prima dell'inizio degli Swallow the Sun, cloni dei Katatonia, ma comunque interessanti e con un cantante con una bella voce. Un buon antipasto.
I Katatonia attaccano con Forsaker ed è orrore. Suoni terribili (basso inesistente, voci troppo troppo alte, batteria con suoni tipo bidoni della spazzatura) e soprattutto Renkse che stona in maniera imbarazzante, ma davvero inascoltabile. Dalle prime file arretro per avvicinarmi al mixer. Leggermente più ascoltabili ma la sensazione è sempre molto negativa. Finisce il primo brano, tiro un sospiro di sollievo. Dal secondo in poi Renkse riacquista le corde vocali e, pur senza strafare, canta bene per il resto del concerto. Qualche cedimento qua e là, ma in generale la sua prova risulta convincente. I suoni migliorano e dalla terza-quarta canzone i risultati sono piuttosto buoni. La band è compatta e ha un gran tiro, il batterista è un macigno, il risultato è buono, nonostante qualche coro di Nystrom sia zoppicante. Con il procedere del concerto (un'oretta e mezzo) le cose migliorano sempre di più, e raggiungono picchi notevoli in brani come July, Tonight's Music (assolutamente da lacrime), The Longest Year, Evidence. In definitiva un buon concerto, con alcuni picchi notevoli, peccato per l'inizio davvero fuori fuoco, sia per i suoni che per la prova vocale (ripeto: imbarazzante, mai sentito stonature così madornali!). I nuovi membri del gruppo non sbagliano un colpo e si dimostrano all'altezza, le canzoni del nuovo, straordinario, disco, sono un caleidoscopio di emozioni, e l'energia sprigionata dalla band per tutta la durata del concerto è trascinante. In definitiva un concerto molto buono, anche se a tratti un pò altalenante.
mercoledì, marzo 03, 2010
Playlist Febbraio

1. King Crimson - Red
2. King Crimson - Lizard
3. Ulver - Blood Inside
4. Ulver - Shadows of the Sun
5. Ulver - Perdition City
6. King Crimson - In the Wake of Poseidon
7. Porcupine Tree - The Incident
8. Klaus Schulze - Timewind
9. Nosound - A Sense of Loss
10. High Tide - High Tide
Altri:
Blackfield - Blackfield
Fripp & Eno - (No Pussyfooting)
Frederic Chopin - Etudes for Piano (Maurizio Pollini)
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