domenica, ottobre 19, 2008

Concerto Neurosis (Agosto 2008)


In una zona squallida e surreale,come per magia, piombano i Neurosis. Per raggiungerli ci imbarchiamo in un lungo viaggio che attraversa oceani di nuvole e vere e proprie tempeste, per poi terminare sul lungomare marchigiano, che definire deprimente è davvero poco. L'attesa è lunga e affascinante, perchè tra vecchi e nuovi incontri entriamo nella famiglia dei neurotici, tutti frenetici per l'evento. Sono anni che i Neurosis non passano dall'Italia,e se alcuni fortunati li hanno seguiti all'estero (Inghilterra, Olanda) in una delle loro rare date dal vivo, la maggioranza del pubblico è ancora vergine. Le aspettative sono molto alte. Si entra. Il locale è una discoteca con un bello spazio all'aperto, sicuramente con un'atmosfera poco consona alla claustrofobica musica della band, ma comunque carino. I The Ocean sono una piacevole introduzione, anche se non esaltante, mentre gli A Storm of Light sono un muro sonoro davvero affascinante, nonostante la ripetitività e l'eccessiva somiglianza con i momenti d'atmosfera dei maestri Neurosis, e una voce poco convincente. Ci sediamo, parliamo, aspettiamo. Finchè esplodono le note di Given to the Rising. Riff granitici e voci sfibrate che strappano la pelle, poi la quiete, e in un attimo è tutto finito. Un lampo e siamo già completamente rapiti. Arriva anche Distill con i suoi crescendo, i suoi arpeggi, e le sue esplosioni di furia cieca. Brividi e lacrime, questa è musica che fa vibrare lo stomaco, entra dentro, si attorciglia lungo la spina dorsale ed esplode nel cervello, come avviene durante Locust Star, uno degli apici assoluti della serata. Ma non c'è un attimo di tregua, si respira un'atmosfera adrenalinica...stacchi industriali per Left to Wander, e poi chitarre deviate che si attorcigliano in Fear and Sickness. Tutto scorre velocissimo e non lascia il tempo di metabolizzare l'assalto sonoro al quale siamo sottoposti. Piccoli stacchi atmosferici collegano in un unico flusso tutte le canzoni, e insieme ai bellissimi video proiettati amplificano l'atmosfera surreale e magica della serata. Water is not Enogh ci riporta alla realtà con il suo riff spaccaoossa e i suoi infiniti cigolii, per introdurci nel vero e proprio gioiello, la conclusiva Stones From the Sky. Un vulcano che chiude un concerto diretto e viscerale, eppure psicologicamente intensissimo. Mente e corpo fuse alla perfezione. Totale.

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